Compagnia Teatrale Rapoceldone

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l'Editoriale di Severino Boschetti

 

…Riempiamo i teatri…

Il teatro non è il luogo, non è tanto o soltanto il luogo, è l'altro, è l'incontro con l'altro nel momento presente. E' un accadere qui, ora. Il teatro centra con la vita, comincia da un vuoto, che non è il vuoto della platea deserta, ma il vuoto dell'anima e del corpo che occupano una poltrona, tante poltrone vellutate, che riempiono e accolgono, testimoni di ciò che accade in scena, si fanno astrazione, storia, fantasia, sentimento. Quando questo accade, puoi dire che il teatro è pieno non di pubblico o di folla, gente, ma di energia, brividi, forza, sussulti qualcosa di irrazionale che provoca un incantamento, se lo provi non lo dimentichi.
I teatri sono capaci di contrapporsi ai parcheggi, ai centri commerciali, ai locali alla moda, i teatri sono mammut che resistono all'assedio delle barbarie. Ma non basta spalancare le porte di una sala e battere un po' il velluto impolverato, aspettare che la gente arrivi, la forza del teatro è il fatto umano e lo cogli solo se ci sei quella sera lì. Lo spettatore è lo specchio del teatro e mentre guardi, sei il teatro che accade, a uno a uno lo sono tutti gli spettatori intorno, c'è magia, incanto.
Eduardo diceva che il teatro risponde al bisogno di una comunità, e se gli artisti umilmente contraccambiano, le sale piene diventano l'assemblea di una città.
Il pubblico va coccolato ma non consolato, attratto ma non blandito, conquistato ma non anestetizzato, bisogna offrirgli una benevolissima trappola di emozioni, senza trucchi né artifici. Un teatro, sera dopo sera, prende per incanto a riempirsi, e quando il pubblico percepisce che ciò che sta accadendo sul palco lo riguarda da vicino, comprende il bene prezioso di questi luoghi, il teatro è la città stessa. Un luogo dove darsi appuntamento per andare insieme altrove.

Severino Boschetti

Dialetto, idee in teatro con Rapoceldone

Un intento ben preciso: dare alle compagnie teatrali amatoriali la possibilità di portare sul palcoscenico spettacoli che danno vita al dialetto, tuttora parlato da quasi metà della popolazione italiana. Il fine culturale è la rivalutazione di un patrimonio linguistico, umano, storico, che non deve sparire. Il teatro è uno dei veicoli di comunicazione più valida e popolare. Gli autori sono numerosissimi e nei loro testi dialettali sono espressi i valori che la gente ha vissuto, e vive tuttora sulla propria pelle, i sacrifici e le parentele, i mestieri e le caratterialità, i pettegolezzi e le generosità, tutto in chiave ironica e in tono affettuoso.
Anche Rapoceldone, compagnia di Carpenedolo, riflette un piccolo angolo di umanità. Organizzando rassegne teatrali in dialetto, si offre l'opportunità della conoscenza e della reciprocità con altre città e piccoli borghi, che a loro volta possiedono altrettante e differenti ricchezze.
Scrittori e interpreti sono testimoni del sapere e delle emozioni locali, che appartengono a tutti. Originale è il come tali caratteristiche vengono rappresentate in teatro: si cerca di non fare mancare mai migliore tecnica e innovazione per avvicinare anche e di + le nuove generazioni, recalcitranti perché sempre + coinvolte in un linguaggio global-tecnologico e virtuale.
All'interno delle compagnie molti si avvalgono dell'esperienza pratica dei più anziani, parecchi, inoltre, frequentano corsi e scuole di teatro per affinare e migliorare la tecnica recitativa, molti registi abbandonano il suggeritore, obbligano gli attori ad imparare il testo a memoria, portano ritmo e freschezza allo spettacolo.
Solitamente il teatro dialettale è considerato un po' teatro di serie B, ma non va mai dimenticato che, all'apertura del sipario, registi e attori, nei confronti del pubblico, hanno la stessa responsabilità e passione sia che si tratti di un testo in italiano, o di un testo in dialetto. Certo prevale l'immediatezza e la spontaneità, magica prerogativa del dialetto, che già si riflette nei titoli.
Auspichiamoci quindi, sinergie con Comuni, Pro loco, Assessorati alla Cultura e compagnie amatoriali, per incrementare e promuovere eventi e manifestazioni sul territorio che diano più vita al nostro dialetto.

Severino Boschetti



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